Abbazia di Sant’Antimo

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Foto Frederick Bradley

Secondo alcuni l’Abbazia trae le origini da un oratorio del IV sec. edificato nel luogo del martirio di Sant’Antimo di Arezzo. La prima costruzione fu un monastero benedettino del 770, su cui Carlo Magno appose il suo sigillo.  Nel XII sec. fu costruita l’abbazia attuale su modello di quella benedettina di Cluny, ampliando la cappella del monastero originario, ancora esistente, nota come Cappella Carolingia poiché la sua costruzione viene attribuita a Carlo Magno. Dopo un periodo di prosperità, in cui fu il più importante centro di potere religioso e amministrativo dell’attuale Val d’Orcia, dalla fine del Medio Evo l’Abbazia si avviò verso un lungo ma inesorabile declino che ne determinò l’abbandono. Solo alla fine del XIX sec. il Complesso fu restaurato e riportato agli antichi splendori. Nel XX sec. la sua gestione passò a una comunità di monaci francesi ispirata ai Canonici regolari di Sant’Agostino, ma attualmente non vi risiede nessuna comunità monastica.
L’Abbazia rappresenta uno dei più importanti esempi di Romanico toscano. L’impianto, a tre navate con la centrale a copertura lignea (1), si ispira all’architettura francese, come testimoniato, tra l’altro, dal deambulatorio (2) che delimita un’abside con tre cappelle laterali (3). La Cappella Carolingia è l’elemento storicamente più importante dell’Abbazia. Attualmente funge da sagrestia e vi si conservano affreschi del ‘300 raffiguranti scene della vita di San Benedetto da Norcia. Annessa alla  Cappella Carolingia vi è ancora la Sala Capitolare e i ruderi del chiostro del monastero altomedievale (4)

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