Lettura del paesaggio

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Foto Frederick Bradley

Nella Val di Starcia, lungo un ramo dell’antica Via Francigena, l’Abbazia di Sant’Antimo è l’elemento essenziale di un paesaggio sostanzialmente agrario dove olivi e vite si framezzano a coltivazioni cerealicole richiamando quello che doveva essere il sostentamento alimentare dei monaci medievali. Un contesto il cui significato si arricchisce della macchia boschiva dei versanti circostanti che all’epoca doveva produrre legnatico e ghiande per l’allevamento dei maiali.  Dunque, un paesaggio che potremmo definire storico ma che presenta un importante carattere di modernità in quanto sede della produzione vitivinicola da cui si ottiene il vino Sant’Antimo DOCG. Ma oltre a un rapporto funzionale tra il complesso abbaziale e le coltivazioni di vite al suo intorno, tra i due elementi sembra possibile azzardare un comune denominatore nelle loro rispettive influenze di ispirazione francese: il ruolo avuto da Carlo Magno e dai monaci francesi rispettivamente nelle origini e nella nascita dell’attuale Abbazia, e il contributo nel vino Sant’Antimo rappresentato da molti vitigni di origine francese tra i quali il Sauvignon, impiantato originariamente dai monaci cistercensi dell’Abbazia di Pontigny, da dove si è diffuso ovunque a partire dalla fine del XIX secolo.

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